Eterno sconosciuto e ricercatori distratti
Articoli - 31 gennaio 2010
Per non perdere il senso di chi sono io e di chi è l'altro
Capita a volte di dare per scontato tante cose: l’importanza delle persone a noi vicine, tanto capiranno; delle cose, in fondo si possono ricomprare; della fatica e dell’impegno che taluni mettono per giungere ad un certo risultato. Sembra quasi che l’individuo sia il perno su cui fondare tutto...io basto a me, gli altri sono un “di più”! Concepita così la famiglia, la comunità o il semplice stare assieme quasi non ha più valore.Anche di questo lo scorso giovedì abbiamo parlato con i giovani ponendo - seppur nelle ultime battute dell’incontro - una differenza tra individuo e persona. Individuo sembra essere sufficiente a sé stesso, persona è qualcuno che si pone in relazione con, qualcuno da scoprire (e scoprirsi), qualcuno che non mi è estraneo, qualcuno grazie al quale io posso esistere. Ogni persona è un mistero che va scrutato, valorizzato, accompagnato, custodito.
La mentalità utilitaristica, a volte, tende a farci considerare come degli strumenti che servono per fare, produrre cancellando così l’umanità, la vita che chiede d’essere incontrata e passiamo alla catalogazione: lui è bravo a fare quello, lei quell’altro; lui so da dove viene e quindi lo considero in questo modo...e la comunità, così facendo, diventa escludente e non accogliente.
Questo è il tranello in cui sono cadute quelle persone che il Vangelo oggi ci presenta: pensavano di conoscere tutto di Gesù, di possederlo. Ma questo capita anche a noi non solo con il Signore, ma anche con quelle persone che conosco da una vita. Quello che ci blocca probabilmente è proprio la nostra umanità: pensare che le fragilità, i limiti siano degli ostacoli insormontabili per vivere la bella vita dei Vangelo, pensare che i pregiudizi che ho (e peggio ancora i giudizi che do) siano la realtà oppure considerarsi uno scalino sopra gli altri.
Allora mi chiedo: “Conosco realmente quel Gesù di cui il Vangelo parla?”, “So realmente dare ragione della mia fede”, “Stimo l’altro?”. Dobbiamo imparare la libertà di poter cambiare idea, di poter vedere chi mi sta davanti con occhi nuovi purificati dalle lacrime della speranza; imparare a non catalogare ma a lasciarci stupire dalla fantasia dello Spirito; ricercare il dono che ogni uomo è per me, sempre e comunque.
Ecco la vita nuova in Cristo: prendere in mano la lanterna per divenire ricercatori di vita nuova, in fondo lo ha detto Lui “io faccio nuove tutte le cose”...
don Luca