Un invito a riflettere
Articoli - 6 settembre 2009
Mi ha sempre lascito incuriosito e ammirato quelle parole tanto semplici quanto complesse di don Lorenzo Milani che, insegnando ai suoi ragazzi, diceva loro “I care” cioè “mi interessa”. E non per modo di dire, ma mi interessa perché ci sono io di mezzo, perché nelle vicende del mondo sono coinvolto anch'io, perché anch'io ho il diritto-dovere di farmi un’opinione... mi affascina ma anche mi spaventa il fatto che questo lui - don Milani - non lo diceva soltanto, ma lo faceva, pagando anche di persona, vivendo una vita piena di ideali, di idee,di provocazioni non sempre capite o condivise.Forse, mentre diceva queste cose gli sarà tornata in mente la frase di san Paolo, quando dice che “tutto è vostro” (1 Cor 3, 21) e non per scherzo: “tutto è vostro” perché tutto ci riguarda; tutto è vostro perché tutto ci provoca; tutto è vostro perché non possiamo restare neutrali davanti e proposte, situazioni, drammi, contraddizioni.
“I care”, dice don Milani, perché è giusto andare in profondità delle cose e capirne il senso, mettersi in gioco fino in fondo per poter dare una valutazione più onesta e vera possibile, per capire meglio chi sono io; chi sono gli altri; che cosa è chiesto a me di diventare.
Così io leggo la prossima Assemblea Parrocchiale: personalmente è un momento a cui tengo molto perché vorrei andare a fondo della realtà di questa nostra grande famiglia e capire, nel dialogo e nel confronto, quali sono i passi ineludibili che dobbiamo fare tutti come comunità, come possiamo aiutarci a far splendere quella luce, che ammutolisce ed esalta, che il sepolcro vuoto ci offre gratuitamente.
Credo non sia stato (e non sia tutt'ora) un cambiamento facile quello che - a livelli differenti - tutti noi siamo chiamati a fare, ma credo anche che è nella misura in cui noi teniamo alla vita di questa comunità che dobbiamo metterci in gioco e andare a fondo delle cose. Ecco perché reputo necessario il momento dell’Assemblea Parrocchiale: non ho nessuna intenzione di aggiungere impegni inutili sulla mia agenda e su quella vostra, ma tentare di aiutarci a trovare il cuore del “per chi” facciamo delle cose, proprio perché è la vita di tutti che mi interessa.
“Tutto è vostro”, il buon san Paolo dice, e continua “ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”: tutto è nostro perché Gesù Cristo lo ha pagato di persona, perché Lui ci ha messo la sua vita, il suo tempo, la sua faccia e reputazione. E allora mi domando quanto io realmente ci metto tutto questo, quanto realmente mi interessa poter andare a fondo delle problematiche, delle gioie, delle possibilità, delle contraddizioni, delle lacune che tutti noi - comunità cristiana di Gesù Lavoratore - ci portiamo dietro.
Ho letto il secondo libro di Roberto Saviano (autore di “Gomorra” libro che smaschera tanti intrecci mafiosi, libro che ha costretto Saviano a non vivere più come gli altri ma a vivere “clandestinamente” scortato in ogni suo anche minimo spostamento) intitolato “La bellezza e l’inferno” e in uno degli scritti che il libro raccoglie, Saviano dice che l’amore per la verità che lui ha raccontato a partire dalla sua vita, verità che ha cambiato radicalmente la sua esistenza, è la cosa più importante che ha scoperto.
Certamente in una giornata di Assemblea Parrocchiale non possiamo pensare di andare così in profondità, ma possiamo aiutarci a non rimanere fermi nelle nostre convinzioni, aiutarci ad aprire gli occhi perché ci si aiuta gli uni gli altri, aiutarci a capire che nulla mi può lasciare indifferente o apatico perché tutto mi riguarda, mi interessa.
“Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” ed è proprio questo Dio che deve aiutarci ad essere sempre più solidali e comprensivi tra noi facendoci diventare uomini e donne capaci di scelte forti, radicali perché radicate il Lui: solo così potremo dare ragione della nostra fede ed essere sale e luce per un’umanità che spesso si accontenta solo di galleggiare.
Mi auguro veramente che questo primo appuntamento per la nostra parrocchia, nuovo o vecchio che sia, sappia riscaldare gli animi con il fuoco della Pentecoste perché, anche noi come i due di Emmaus, possiamo dire “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino”. Ed ecco nuovamente l’entusiasmo e la voglia affacciarsi nella nostra vita.
don Luca