La nostra quotidiana ordinarietà è stata cambiata.
Articoli - 8 marzo 2020
Dio continua ad ardere di amore per i suoi figli
Carissimi, le tante notizie di questi giorni portano a un dato oggettivo: la nostra quotidiana ordinarietà è stata cambiata. Quale tempo è questo per noi? Che cosa il Buon Dio ci sta chiedendo e che cosa ci sta offrendo?
Mi accompagna, in questo tempo così imprevisto, l’immagine del roveto ardente: quel roveto che arde ma non si consuma. Dio non fa mancare la sua paterna attenzione a noi, Dio continua ad ardere di amore per i suoi figli, e con noi percorre questa via inconsueta. A cosa puntate, allora, adesso? All’essenziale. A saper ritrovare tutta quell’umanità che in Cristo il Padre ha amato, ama e continuerà ad amare. Questo è il tempo di ritrovare, attraverso la fantasia, quelle strade e quei modi per dare qualità al tempo che viviamo, per ricordarci come questo tempo è Kayros, tempo in cui Dio si rivela a noi. Certo, questo non lo possiamo fare da illusi: sappiamo bene quanta sofferenza, quanto sconcerto e quanta fatica tutto questo porta con se. Vorrei parlare non solo a chi, ordinariamente, frequenta le nostre parrocchie, ma a tutti i muranesi e assicurare loro che noi siamo al vostro fianco. Siamo vicini ai commercianti che vivono la fatica del lavoro che non c’è; siamo vicini ai nostri maestri vetrai e alle nostre fornaci, che tutto il mondo ci invidia e che oggi sono messe a dura prova; siamo vicini ai genitori che vivono il tempo di non sapere a chi lasciare i loro figli per andare a lavorare; siamo vicini a chi ha strutture di accoglienza per il turismo che hanno visto calare così repentinamente (se non cancellare) le prenotazioni. Siamo vicini a chi vive la solitudine, condizione già faticosa nella vita ordinaria, oggi ancora di più.
Questo virus, tutto d’un tratto, ci ha dato la possibilità di guardarvi allo specchio e riconoscerci limitati, nudi, fragili: una società che puntava tanto sull’apparire adesso deve fare i conti con il suo essere. Il non poterci dare la mano, il non poterci dare un bacio ci costringe a pensare a quanto le relazioni siano importanti, a quanto gli altri aiutino il singolo a sapersi dentro una storia che è fatta di umanità.
La paura - sentimento che in questi giorni sembra esserci diventato tanto, troppo familiare - rischia di tenerci stesi a terra e di lasciarci calpestare dai tanti “si scrive che...”, “sembrerebbe che...”. Il Buon Dio ci invita a rialzarci, a irrobustire le gambe e le coscienze fiacche.
Da qui noi ripartiremo, quando la Provvidenza ce lo consentirà. Ripartiremo assieme per cercare il bene di ciascuno e della nostra isola. Ripartiremo - me lo auguro con tutto il cuore - dialogando, mettendo in relazioni tutte le realtà educative, produttive, lavorative dell’isola. Ripartiremo dopo aver percorso questo tratto di strada che adesso ci sembra incomprensibile ma che, di sicuro, ci è dato perché impariamo qualcosa.
Dentro questa fragilità c’è la potenza di un Dio che si è fatto povero per arricchirci. Dentro questa fragilità c’è già la luce del sepolcro vuoto che annuncia l’evento inaudito della resurrezione. Dentro questa fragilità c’è quella voce, ancora troppo poco ascoltata, che dice “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. Amici carissimi, questo è il tempo di stare ancora più uniti e vicini, attraverso la stima e la carità. Noi attraverso la preghiera - una preghiera che nel silenzio porta tutti i dubbi, le sofferenze, le preoccupazioni, le fatiche di questi giorni - vorremmo poter camminare al vostro fianco per ricordarvi (e per ricordarci) che non siamo soli e che, assieme, impareremo a sostenerci e a consolarci. Nessuno, quindi, si deve sentire da solo o, peggio ancora, dimenticato. Affidiamoci a Maria - la nostra Madona della Salute - e da lei imploriamo salvezza, consolazione e pace.
don Luca