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In quel pezzetto di pane c'è tutto il nostro Dio

Articoli - 1 maggio 2016
Fare la comunione è essere disponibili ad essere
Che cosa siamo disposti a fare per la nostra comunità? La sentiamo realmente "casa nostra"? Stiamo realmente camminando tutti assieme per rendere questo luogo bello tanto quanto la Parola di Dio ci chiede di fare?
Oggi, in questa domenica particolare, i nostri amici più giovani ci invitano a pensare anche a queste poche e semplici domande per stanarci da facili automatismi o da una routine che non si domanda più il significato di gesti, parole, esperienze.
Vivere la prima comunione non è cosa da poco. Ricevere il Signore per la prima volta è un passo importante, alto che cambia qualcosa in noi e in chi ci sta attorno. Gesù entra realmente nella vita di questi cinque piccoli amici e si stabilisce in loro, prende casa nel loro cuore, da forma ai loro gesti e alle loro parole. Non è per nulla cosa da poco!
Fare la comunione, così come normalmente usiamo dire, è diventare noi comunione cioè diventare disponibili ad essere "mangiati" dagli altri per recare loro sostegno e conforto, proprio come quell'unico pane - che è Gesù - che spezziamo ogni volta che ci ritroviamo attorno all'altare del Signore per condividere la cosa più importante che Lui ci ha lasciato che è la sua vita!
Tutti dovremmo pensare bene a ciò che di domenica in domenica (ma anche quotidianamente per alcuni) facciamo quando, in fila uno dopo l'altro, andiamo a "prendere la particola". Non è solo mangiare un pezzo di pane, è molto di più. In quel pezzetto di pane c'è tutto il nostro Dio: l'onnipotente, l'infinito, il Bene, il Vero, il Bello si fa finito, semplice, fraglie, indifeso in quel pezzo di pane...è strabiliante la logica di Dio. E io, che sono cristiano - cioè di Cristo - , devo allenarmi a ragionare così facendomi a mia volta semplice, umile, fraglie perché nella mia vita possa risplendere la potenza, la saggezza, la presenza di Gesù. San Paolo lo dice bene quando afferma: " Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte" ("Cor 12, 9b-10) e tutto questo perché? Perché dimori in me - dice - la potenza di Cristo! Qual è l'uomo oggi che sa trovare nella sua vita questa forza, che sa vivere questo stile, che sa dare ragione della sua fede in maniera così concreta e profonda? Non è vero che forse tutti noi cerchiamo di dimostrare agli altri quanto valiamo? Che cerchiamo di essere sempre un gradino più su di altri? Che pensiamo di avere la verità in tasca tanto da pensare di avere sempre ragione? Quante volte abbiamo chiesto scusa? Quante altre abbiamo riallacciato rapporti di amicizia, stima, collaborazione con persone già bollate come nemiche o antipatiche o inutili?
Domandiamoci, fratelli e amici carissimi, quale eco ha nel cuore e nella vita di ciascuno di noi quello che Gesù stesso ci dice: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13, 34). Siamo disponibili ad amarci come Lui ci ha amato, ci ama e ci amerà?
Queste prime comunioni sono un dono prezioso, una perla di inestimabile valore per questa nostra comunità: facciamone tutti tesoro e impariamo a camminare assieme dietro il Buon pastore!
don Luca