La fede, la mia vita
Articoli - 27 gennaio 2013
La mia storia, le relazioni, le gioie e i dolori
L'nsegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”.Questo versetto del salmo 89 mi è venuto in mente mentre leggevo le letture che oggi la liturgia domenicale ci propone.
“Contare i nostri giorni”, come dice il salmo, vuol dire imparare a capire come questi giorni sono passati, quanto impegno abbiamo messo nel viverli fino in fondo, quanto la nostra vita si è lasciata arricchire da ciò che ha vissuto. Mi piace pensare che la storia, quella di ognuno di noi, sia il luogo nel quale Dio pone la sua presenza di Padre; la mia storia è il luogo delle relazioni con coloro che assieme a me lasciano la loro impronta su questo mondo; la storia che io vivo è il luogo nel quale faccio esperienza della vita…
L'evangelista Luca, iniziando il suo vangelo, parla di “avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari” e attraverso questi avvenimenti si è scoperto l'Avvenimento, Gesù.
Credo dovremmo fare più attenzione a come ciascuno di noi vive la sua vita: spesso di corsa, in modo frettoloso e distratto, a volte affrontiamo le cose in modo superficiale dimenticando il famoso consiglio Kantiano che dice di considerare sempre la persona come fine e mai come mezzo!
Se ci aiutassimo a considerare la nostra vita come il luogo in cui anche oggi, attraverso lo Spirito Santo, Dio si svela a ciascuno di noi e imparassimo a comprendere come la Parola di Dio diviene fondamentale per aiutare ogni uomo a saper leggere l'oggi della vita con occhi puri, allora impareremmo a comprendere come il contributo di tutti sarebbe davvero prezioso perché darebbe al singolo la capacità di compiere la sua vocazione e alla comunità la possibilità di essere arricchita dei doni di ciascun suo membro.
Questo, i realtà, mi pare sia quello che la seconda lettura ci dice quando parla dei carismi: a nulla serve tenerli per se, a molto servono se condivisi nella misura in cui possano fruttare.
Qui mi permetto di fare un piccolo appunto: questa comunità non è certamente grande, se facciamo un calcolo realistico delle persone che frequentano i luoghi della parrocchia credo che, arrivati a duecento persone ci si debba fermare. Guardando quali sono le persone che maggiormente mi aiutano a condurre la vita della comunità quotidianamente quando ne calcoliamo venti, venticinque ci fermiamo. Non capisco, però, perché il numero delle persone che richiedono dalla parrocchia servizi di vario genere (dalle stanze per i compleanni al GrEst, dal doposcuola alle borse della spesa ai sacramenti da dare ai figli…) sia notevolmente superiore a venticinque.
Una comunità è tale quando tutti capiscono la necessità, da parte di ogni membro, di dare il giusto contributo perché, come ci dice san Paolo, il corpo possa crescere in armonia e nessuno possa sentirsi escluso.
Accanto ai diritti ci sono anche i doveri e le responsabilità che ciascuno di noi ha nei confronti degli altri.
Stiamo scrivendo una storia importante, la storia della nostra vita, e che bello se la riuscissimo a scrivere assieme, se non fossimo solo un gruppo di persone, ma una comunità nella quale l'attenzione ai singoli fa maturare gesti di solidarietà e di amore.
Impartiamo a dirci e a ridirci tutti i giorni “insegnaci [Signore] a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” per non vivere da persone sbadate.
don Luca