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Cristiano diventa ciò che sei

Articoli - 19 febbraio 2012
Qualche piccola considerazione
Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. Con queste parole il Concilio Ecumenico Vaticano II iniziava una delle sue costituzioni più famose, la Gaudium et spes.
Queste parole mi sono ritornate alla mente in questa settimana dopo la prima serata del Festival di San Remo a seguito del delirio di onnipotenza confusa di quello che è un cantante che apprezzo, quale Adriano Celentano, ma certamente l'arte oratoria non gli appartiene. E la cosa che mi ha lasciato molto perplesso è il pubblico che dopo alcune sue dichiarazioni ha applaudito in segno di consenso.
La mia non vuole certo essere un'invettiva contro lo show-man, ma un interrogarsi su come ciascuno di noi interpreta il suo essere cristiano.
Sant'Agostino, parlando di se ai suoi fedeli, diceva “con voi cristiano, per voi vescovo” questo per dire che tutti siamo cristiani (cioè di Cristo) e che tutti dobbiamo identificare la nostra vita con quella di Gesù. “Pensieri, parole, opere” devono essere ispirate da Gesù non per mero moralismo, ma a seguito di un incontro decisivo, a seguito di una scelta precisa che ha cambiato e dato la direzione decisiva alla nostra, mia vita.
Così quando il Vangelo, libro certamente non trascurabile per noi!!!, ci racconta di Gesù che si avvicina al mondo della sofferenza, parla di ricchezza e povertà, mette in guardia su un certo modo di considerare i rapporti tra persone, ci dice che tutto quello che è genuinamente umano trova eco nel cuore di ogni discepolo di Gesù.
Il Patriarca Angelo ce lo ha ben insegnato quando ci ha invitati ad educarci secondo il pensiero di Cristo, fatto non solo di parole, ma anche di educazione alla gratuità e alla missionarietà, alla scelta.
La questione, dunque, è che idea ho io di me stesso essendo io cristiano? Quale compito io devo svolgere all'interno della società?
In uno scritto molto antico, la “Lettera a Diogneto” che consiglio a tutti di leggere, si dice che i cristiani stanno al mondo come l'anima sta al corpo... ci sentiamo tali noi oppure basta che il primo che capita o un noto cantante dica delle cose e subito tutti applaudono e tacciono?
Se la Chiesa la sento come qualcosa che mi riguarda, che mi appartiene allora l'amore e il sostegno verso essa passano anche attraverso le mie prese di posizione giuste ed equilibrate ma soprattutto vere!
Forse dobbiamo impegnarci di più per conoscerla meglio, per poter realmente uscire dal mare di banalità ascoltate quella prima sera del Festival della Canzone Italiana e dare ragione della nostra, della mia fede; tentare il più possibile di non essere schizofrenici accusando prima la Chiesa di intromettersi nel mondo del sociale e poi difendere don Gallo perché sta dalla parte dei poveri… essere uomini e donne di Chiesa non è agitare turiboli fin quando l'incenso oscura la nostra vista, al contrario e imparare a vedere meglio il mondo in cui viviamo e denunciare quello che va contro l'uomo. Del resto questo facevano e fanno i profeti. E mi pare che tutti noi, in forza del nostro battesimo, siamo profeti.
Smettiamo di essere populisti e impariamo a scegliere. Le cose chiare fanno bene a tutti!
don Luca