Gesù Lavoratore

Don Giuseppe Bordignon

Parroci

Don Giuseppe Bordignon

Parroco a Gesù Lavoratore dal 1994 al 2000
Parroco a Gesù Lavoratore

Don Giuseppe Bordignon, salesiano sacerdote

Castello di Godego 26.12.1936 – ♱ Mestre 21.01.2022

Biografia

La fanciullezza

Don Giuseppe era nato a Castello di Godego (TV) il 6 dicembre 1936 da papà Antonio e mamma Elda Caterina Varo. In famiglia i figli erano equamente ripartiti: 3 maschi e tre femmine, di cui due saranno chiamate alla vita consacrata nella Famiglia Religiosa del Beato Giacomo Alberione, sr. M. Annunciata e Sr M. Speranza. All’anagrafe viene iscritto con i nomi di Giuseppe Augusto Mario. Viene battezzato il successivo 8 dicembre, Immacolata Concezione di Maria, con il nome di Giuseppe Augusto; riceverà il sacramento della confermazione il 27 settembre 1942 e tutti gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana nella Chiesa parrocchiale di Castello di Godego.

Frequenta le scuole elementari in paese. In 5a elementare viene iscritto all’Istituto Salesiano “Enrico Di Sardagna”, che proprio allora stava avviando la nuova presenza dei salesiani in quel territorio.
Continua poi con la scuola media dal 1946 al 1951. Raccontando questa esperienza, don Giuseppe si vantava di essere stato il primo iscritto alla scuola dei Salesiani. Lo conferma anche un suo compagno, don Antonio Maino: con Giuseppe avevo un legame storico – diciamo - di cui andavamo un po’ fieri. “Giuseppe ed io siamo stati i primi allievi dell’Istituto Salesiano di Castello di Godego; il sottoscritto come interno dal 19 ottobre del 1946 e Giuseppe come esterno. Infatti abitava proprio di fronte all’Istituto e dalla finestra di casa sua si vedeva il cortile. Ricordo che la contessa di Sardagna, dopo aver lasciato la sua villa, era ospite in casa Bordignon e noi ragazzini di quinta elementare le facevamo qualche allegra festicciola con la numerosa famiglia Bordignon.”
Giuseppe e Antonio Maino sono stati sempre molto amici, la sua famiglia era diventata anche la mia – afferma don Antonio, - il quale attribuisce la fedeltà al suo cammino vocazionale anche a questa amicizia feconda, e lo stesso – egli afferma – fu per Giuseppe. Un’amicizia sana, emulativa e costruttiva.

I primi anni di vita salesiana

Alla fine della scuola media, il Direttore, don Bartolomeo Dal Bianco, lo invitò insieme ad altri compagni a proseguire gli studi ginnasiali nell’aspirantato di Trento.
A Trento trovarono come loro insegnante don Mario Mosca, che li accompagnò nei due anni del ginnasio e agli esami di ammissione a Este. Don Mario fu la “salvezza” di questo gruppo di ragazzi che aveva fatto con fatica il passaggio a Trento, dove incontrarono un ambiente molto diverso da quello di Godego. Ma la vita comune, il clima di lavoro e di allegria e la presenza di vari salesiani giovani fecero sorgere in Giuseppe il desiderio di unirsi a loro per diventare lui stesso salesiano.
Al termine della quinta ginnasio presenta la domanda al direttore, don Domenico Trivellato, per essere ammesso al noviziato: “Movente della mia domanda – scrive - è il desiderio grande di divenire figlio di Don Bosco, mettere al sicuro l’anima mia e far del bene ai giovani”.
Possiamo dire che l’ambiente che si creava allora negli Istituti salesiani era attrattivo per se stesso (come direbbe Papa Francesco) e le vocazioni trovavano un ambiente fecondo che portava ad innamorarsi di Don Bosco e a seguire Gesù come hanno fatto San Domenico Savio e tanti altri giovani dell’Oratorio di Valdocco.
La domanda è accolta e Giuseppe inizia l’anno di noviziato ad Albarè di Costermano (VR) il 15 agosto 1952 sotto la guida del maestro don Vigilio Uguccioni.
Quel gruppo di novizi, (35) tra cui Giuseppe, ricordano con grande affetto il loro maestro per la sua grande paternità.

Sperimentarono veramente quello spirito di famiglia che voleva Don Bosco nelle sue case.
Conclude l’anno di noviziato ed è ammesso a professare i voti per un triennio il 16 agosto 1953.
Seguono gli anni degli studi liceali a Nave (BS), dal 1953 al 1956. Gli anni di Nave, afferma ancora don Maino, furono anni duri e difficili anche perché erano in tanti (120) e ci sentivamo trattati come “bambini” e non come salesiani giovani.
Il periodo del tirocinio pratico Giuseppe lo trascorre a Verona all’Istituto Don Bosco (1956-58) e a Venezia San Giorgio (1958/59). Nel frattempo rinnova la professione religiosa per un altro triennio (Rovereto, 14/08/1956) e successivamente è ammesso a professare i voti perpetui come salesiano (Rovereto, 14/08/1959). È interessante constatare che nelle varie domande che scrive per emettere i voti esprime sempre l’impegno nella preparazione, nella preghiera, nel confronto col confessore, arrivando a capire che farsi salesiano è proprio la sua chiamata da parte di Dio e che Don Bosco lo vuole tra i suoi figli.Concluso il tirocinio, Giuseppe venne inviato a Monteortone (PD) per frequentare il regolare corso degli studi teologici (1959-63).
Nel 1963, prima del diaconato decide con i superiori per un periodo di sospensione dell’iter formativo. Si trasferisce al Collegio di Mogliano-Astori come assistente in oratorio e come insegnante.
Viene ordinato diacono a Monteortone il 1° gennaio 1964 da Mons. Girolamo Bortignon, e presbitero all’Astori il 4 aprile 1964, dal Vescovo di Treviso, Mons. Antonio Mistrorigo.

Il suo ministero

Completati gli studi, don Giuseppe continua a operare all’Astori (1963-70). Seguono poi altre obbedienze che lo vedranno impegnato nella pastorale parrocchiale, in oratorio e nell’insegnamento della religione nelle scuole.
Lo troviamo a Venezia-Marghera come viceparroco (1970-75), Trieste (1975-88), a Gorizia (primo parroco salesiano a Piazzutta, 1988-94), e ancora a Venezia-Marghera (1994-99).
In seguito gli viene richiesto di svolgere il suo ministero sacerdotale a Latina, nell’allora Ispettoria Romana. Per un triennio sarà parroco della Cattedrale di quella città (1999-2002). Rientrato in ispettoria, ritorna ancora a Mogliano presso l’Astori (2002-2007) con l’incarico di cappellano della Casa di Cura “Villa Salus” di Mestre, ministero che proseguirà, salvo il breve periodo dell’apertura e avvio della comunità Artemide Zatti (2007/08), dall’Istituto San Marco di Mestre (2008-2019), per quasi due decenni.
A metà del 2019 le condizioni di salute di don Giuseppe richiedono un cambio di passo, con ricoveri, convalescenze in comunità e per alcuni mesi in Comunità Mons. Cognata a Castello di Godego, suo paese natale. Da qui nell’estate 2020 don Giuseppe chiede di tornare a Mestre, alla casa Zatti che aveva contribuito ad aprire. Proprio qui, all’inizio del 2022 il Signore lo viene a chiamare per accoglierlo nella sua festa senza fine.

Facendo eco all’annuncio della morte, dato dal Direttore della Zatti di cui abbiamo già accennato all’inizio della lettera, ci sembra che quelle parole contengano una perla preziosa – un’eredità spirituale - che don Giuseppe ci lascia: il Signore senz’altro gli ha elargito delle grazie particolari negli ultimi anni della sua vita per condurlo più vicino al suo Cuore.
Lui che ha detto: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”, gli ha concesso un tempo che potremmo dire speciale di rinnovamento spirituale. La malattia può essere sempre un appello particolare del Signore per ritornare all’essenziale rapporto con Lui.
Per don Giuseppe è senz’altro stato così.
Ha saputo cogliere questo nuovo passaggio del Signore nella sua vita e rispondergli con generosità come sempre aveva fatto nella sua vita di consacrato.
Possiamo quindi dire che quel tempo di difficoltà umana e spirituale per l’improvviso distacco dal suo servizio di cappellano, e poi fisica per il progressivo crollo della salute, è risultata una grazia di purificazione e di rinascita spirituale, come una impennata finale verso il Cielo.
Anche il suo carattere franco e diretto, ma a volte un po’ duro e con modi bruschi e taglienti, ha avuto una trasformazione.
Si è vista affiorare una delicatezza, anche una dolcezza, una attenzione profonda nei rapporti con gli altri che prima non erano così evidenti.”
È bello pensare che Dio gli abbia concesso il tempo provvidenziale per portare a compimento quel disegno che Lui da sempre aveva pensato per don Giuseppe conformandolo così di più alla Sua mitezza e alla Sua umiltà.

Fonte: Don Bosco Salesiani Mestre