Non io, ma Dio
16 gennaio 2011
Dopo il Tempo di Natale il Tempo Ordinario; per vivere alla scuola di Gesù
È appena terminato il periodo bello e carico di speranza del Natale: abbiamo vissuto, nel corso delle celebrazioni liturgiche, Dio che diventa uno di noi, che si fa carne.Dio viene nel mondo per illuminarlo, per aiutare le persone a vedere e credere che realmente Lui ha cura di noi e ci assicura, nel Figlio, la sua vicinanza e la sua compassione.
Subito dopo il tempo di Natale siamo ritornati al tempo Ordinario, il tempo della quotidianità del vivere, di un vivere certamente non meno intenso, che ci chiede di saper accogliere tutti i giorni il Signore che viene. Di accoglierlo per donarlo! Il Battista anche oggi ci da una grande lezione di umiltà non mettendosi lui in primo piano, ma orientando le persone a Gesù l’Agnello di Dio che prende su di se tutto il peccato del mondo per cancellarlo.
Ma il Battista ancora una volta ci mette davanti ad un aspetto della nostra vita molto faticoso, ma necessario: egli dice, annuncia, rimprovera e lo fa in modo credibile perché si gioca totalmente. È un annunciatore credibile, non un semplice altoparlante, è un uomo che fa quello che dice, è un vero testimone per tutti coloro che lo incontrano.
Noi, Chiesa, dovremmo sempre tenere presente questo: ciò che annunciamo lo dobbiamo anche compiere anche se, a volte, risulta faticoso e scomodo e questo ce lo stanno dimostrando bene i nostri fratelli che rischiano e perdono la vita per il solo fatto di professarsi cristiani.
Forse noi siamo divenuti cristiani un po’ borghesi? Abbiamo ancora la forza e la volontà di dire al mondo chi è l’Agnello di Dio? Abbiamo la capacità di incontrarlo nella preghiera, nei Sacramenti, nella vita ordinaria della Chiesa? Sappiamo renderlo presente durante il quotidiano vivere?
Recuperare la libertà del Battista e ri-orientarci a Dio è la sfida per la nostra vita; rimettere Dio al centro delle nostre relazioni, lasciare che Lui illumini il nostro lavoro, che dia serenità al nostro riposo, senso ai nostri affetti.
Dio non può e non deve essere un pretesto, ma il centro della mia esistenza.
Mi domando però se sia realmente così...
don Luca