Il rischio di addormentarci mentre “corriamo”
Articoli - 3 dicembre 2017
Se tu squarciassi i cieli e discendessi! (Is 63,19). Attesa di Dio, di un Gesù che è Dio caduto sulla terra come un bacio (B. Calati). Come una carezza sulla terra e sul cuore. Il tempo che inizia ci insegna cosa spetta a noi fare: andare incontro. Il Vangelo ci mostra come farlo: con due parole che aprono e chiudono il brano, come due parentesi: fate attenzione e vegliate. Un padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi, a ciascuno il suo compito (Marco 13,34). Una costante di molte parabole, una storia che Gesù racconta spesso, narrando di un Dio che mette il mondo nelle nostre mani, che affida tutte le sue creature all'intelligenza fedele e alla tenerezza combattiva dell'uomo. Dio si fa da parte, si fida dell'uomo, gli affida il mondo. L'uomo, da parte sua, è investito di un'enorme responsabilità. Non possiamo più delegare a Dio niente, perché Dio ha delegato tutto a noi. Fate attenzione. L'attenzione, primo atteggiamento indispensabile per una vita non superficiale, significa porsi in modo “sveglio” e al tempo stesso “sognante” di fronte alla realtà. Noi calpestiamo tesori e non ce ne accorgiamo, camminiamo su gioielli e non ce ne rendiamo conto. Vivere attenti: attenti alla Parola e al grido dei poveri, attenti al mondo, nostro pianeta barbaro e magnifico, alle sue creature più piccole e indispensabili: l'acqua, l'aria, le piante. Attenti a ciò che accade nel cuore e nel piccolo spazio di realtà in cui mi muovo. Vegliate, con gli occhi bene aperti. Il vegliare è come un guardare avanti, uno scrutare la notte, uno spiare il lento emergere dell'alba, perché il presente non basta a nessuno. Vegliate su tutto ciò che nasce, sui primi passi della pace, sul respiro della luce, sui primi vagiti della vita e dei suoi germogli. Il Vangelo ci consegna una vocazione al risveglio: che non giunga l'atteso trovandovi addormentati (Marco 13,36). Rischio quotidiano è una vita dormiente, che non sa vedere l'esistenza come una madre in attesa, gravida di Dio, incinta di luce e di futuro.
padre Ermes Ronchi