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Fede o superstizione?

Articoli - 8 febbraio 2009
A che cosa mi serve Dio?
In questi ultimi giorni sono stato piacevolmente sorpreso da due celebrazioni che la liturgia ci proponeva e che hanno visto una buona partecipazione di popolo: la festa della Presentazione di Gesù al tempio (conosciuta come “Madonna Candelora”) e la memoria di san Biagio con la benedizione della gola. E rispetto a quest'ultima mi sono domandato il perché tante persone, anche nei giorni precedenti alla festa, mi hanno domandato se si sarebbe fatta, quasi preoccupati.
Un versetto del vangelo di questa domenica dice che:“Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni”. Perché cercano Gesù? Lo cercano per guarire dalle malattie fisiche, perché così scappano la sofferenza? Lo cercano perché lo hanno scambiato per un “santone”? Chi ha dimestichezza con il telecomando, basta che faccia un po' di zapping per vedere quanti si propongono come capaci di indicare la via per la soluzione di tutto, per fuggire il male, la sofferenza, per trovare soldi...
Da qui la domanda - che può sembrare banale e superficiale - di un ragazzo che chiede “a che cosa mi serve Dio?”. Potremmo dire, perché lo cerco? E ancor prima chi è e che immagine ho io di Dio?
Saper incontrare Gesù come colui che da salvezza perché ti aiuta a leggere la vita - fatta di dubbi, gioie, dolori… - in modo nuovo e non come una sorta di mago, dice la verità della Sua e della nostra persona. Spesso confondiamo la superstizione con la fede, la volontà di Dio con il caso, la sofferenza con il malocchio… tutto questo mette in ombra il mistero grande e fondante la fede che è quello della risurrezione: sconfitto il male, Gesù ci chiede di andare dietro di Lui per saper portare a tutti quello di cui noi abbiamo fatto esperienza che è la vita stessa di Gesù.
Ecco come vivere i Sacramenti, la Messa, quello che la fede e la liturgia ci offrono come “l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.” (DCE 1)
don Luca