Gesù Lavoratore

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Il ricercatore della verità

Articoli - 12 dicembre 2010
Il Battista: punto di arrivo della promessa
La terza domenica d'avvento è la domenica della gioia: il percorso fatto finora, che ci ha suggerito di essere vigilanti nella preghiera e attenti a come ciascuno di noi usa delle cose del mondo (anche del nostro tempo!), chiede a tutti noi l'atteggiamento della conversione del cambiare qualcosa in noi, per far spazio al Signore che nel Natale si fa prossimo all'umanità.
La nostra meta, il Natale appunto, oggi è più che mai vicina ed allora il tempo dell'avvento ha quasi un respiro, un fremito di gioia perché Gesù è alle porte.
La liturgia di oggi, però, non è meno incisiva delle altre volte. Ci ripresenta Giovanni il Battista e questa presentazione non è fatta come domenica scorsa dall'evangelista, ma direttamente da Gesù. Egli ci fa scoprire alcune caratteristiche che nessun'altro eccettuato Giovanni ha e questo attraverso un'osservazione e una domanda.
La domanda la pone proprio Giovanni: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". Già da qui si capisce come Giovanni fosse libero nel condurre la sua esistenza, aperto ad accogliere realmente Dio che si fa compagno di strada di e per ogni uomo. La conclusione logica della domanda è che dopo essere passato per una meticolosa ricerca, fatta di sguardo, ascolto, fiducia, una persona deve scegliere chi seguire, deve compromettersi con l'adesione della sua vita alla persona stessa di Gesù, il Messia atteso.
Ma poi è Gesù a presentarci Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto?", chiede, "Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta". Ecco, lo dice chiaramente, nel deserto c'è molto più di un profeta: li c'è un uomo che si lascia plasmare da Dio per divenire la voce capace di annunziare con la vita e le opere la Parola, Gesù stesso.
Mi chiedevo tra me e me che cose vengono o possono vedere i nostri amici che vivono solo marginalmente la vita della Chiesa… siamo capaci noi di essere come il Battista sobri, essenziali, capaci di guidare la gente a Dio, di presentare Dio così come Gesù lo ha annunziato?
Credo che troppo spesso mettiamo la nostra vita prima di quella di Dio, i nostri capricci prima del Vangelo, il nostro tornaconto prima della gratuità dell'Amore, il nostro volto prima o al posto di quello del Padre.
La conversione è un continuo cammino per far vedere che "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me", come dice san Paolo. Questo vuol dire preghiera, ascolto, adorazione, confessione... tutte possibilità che realmente troviamo nella nostra comunità ma che forse frequentiamo poco, molto poco.
Confido molto in quest'ultima parte dell'avvento perché tutti noi sappiamo riscoprire realmente Dio nella nostra vita.
don Luca